Feticisimo
Autore: Maddalena Biondi
Pubblicato il: 10 novembre 2015
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Il feticismo fa parte delle categoria delle parafilie, ovvero tutte quelle fantasie, comportamenti ricorrenti ed intensamente eccitanti sessualmente, generalmente riguardanti oggetti inanimati, ossia i feticci, come nel caso del feticismo.
I feticci più comuni sono: mutande, reggiseni, calze, scarpe, stivali o qualsiasi altro accessorio di abbigliamento femminile. Il soggetto con feticismo si masturba mentre tiene in mano, si strofina o odora l’oggetto feticistico, oppure può chiedere al partner sessuale di indossare tale accessorio durante gli incontri sessuali. Ci sono casi dove il feticcio provoca una forte eccitazione sessuale oppure vi sono casi dove l’assenza di tale oggetto può provocare una disfunzione erettile.
Cos’è il feticismo?
Tecnicamente il feticismo è una traslazione della “meta sessuale” di una persona nella sua totale interezza verso un oggetto o un indumento che la sostituisce, determinando, così, il piacere.
I feticci sessuali, tendono ad essere di colore nero, molto probabilmente perché creano un contrasto con la pelle chiara o perché ricorda la forza dietro il pelo pubico che è sempre più scuro della pelle. Come il nero, anche il bianco, il rosa e il rosso hanno la stessa valenza. Ci sono parti del corpo che fungono da surrogati del coito, come: seno, gambe, piedi.
Quali sono le cause del feticismo?
Le cause del feticismo risalgono alla prima infanzia, all’incapacità di percepire la persona amata, come ad esempio la madre, nella sua totale interezza. La figura materna, infatti, viene percepita dal bambino in parti separate l’una dall’altra:
- il seno che nutre;
- il capezzolo che si afferra con le labbra;
- i capelli che fanno il solletico;
- le mani che fanno le carezze;
- il piede o la gamba che offrono sicurezza nel momento in cui si inizia a camminare
Questa visione “frammentata” della figura amata formerà l’immagine del partner ideale per ritornare poi nella stessa identica situazione nell’esatto momento in cui l’attenzione si sposterà sui capelli, sul piede o sul guanto o sulla scarpa dell’amato/a.
Il feticcio quindi è un oggetto che si pone tra se stessi e il mondo, per arginare, in qualche modo, la perdita e l’abbandono. Bisogna sottolineare il fatto che il feticcio non possiede solo questa connotazione negativa, la sua funzione è anche quella di creare scenari sempre nuovi, di giocare e fantasticare [Donald Winnicott – Pediatra].
Il fumettista Saudelli raccontava che la sua inclinazione al feticismo è nata in età adolescenziale. A riguardo egli scrive:
La mia professoressa di geografia era solita giocherellare con i piedi durante le lezioni. Si allentava una scarpa e la lasciava ciondolare. I miei compagni della prima fila potevano vederle le mutande. Io, che stavo nell’ultima fila, ero affascinato dai suoi piedi. Quando ero a casa, disegnavo e ridisegnavo… quella scena… e così, oggi, disegno spesso donne con i piedi sul tavolo
Il feticcio, questo oggetto immobile, inanimato è, comunque, solo apparentemente un oggetto di piacere, in quanto attraverso esso si esprime il desiderio di controllare.
Secondo Freud l’amore “normale” comporta un certo grado di feticismo, in particolare in quegli stadi d’innamoramento in cui sembra irraggiungibile la meta sessuale. La patologia, invece, si manifesta quando il desiderio del feticcio diventa preponderante e si sostituisce alla meta sessuale divenendo l’unico oggetto sessuale. In questo caso possiamo parlare di I, II e III stadio, in cui si può osservare un escalation dell’orgasmo:
- nel I stadio basterà vedere la propria partner con scarpe con tacchi a spillo
- nel II stadio basteranno solo queste ultime a provocare orgasmo
- nel III stadio il solo guardarle, toccarle o indossarle creerà l’eccitazione massima.
- al IV stadio in cui si può non provare più orgasmo in quanto subentra una diminuzione della reazione a parità di stimolo.
Nell’ambito del feticismo tutti i cinque sensi giocano un ruolo importante, ma l’olfatto è quello preponderante, oltre la vista. Non è solo eroticizzante, ad esempio, il guardare un bel piede, un bel capezzolo, un pube o avere tra le proprie mani biancheria intima, calze ecc., quanto gli odori che sono collegati ad essi.
Il toccare s’inserisce anche “piacevolmente” tra gli altri due sensi. Alcuni raggiungono spontaneamente il coito al solo toccare il corpo dell’altro, senza neanche il bisogno di toccare i genitali dell’altro. In questa area rientrano una serie di feticismi quali: il tickling (solletico), il delire de toucher, il complesso del succhiotto, ecc..
Immaginate un po’ che miscela esplosiva è l’unione tra olfatto, vista e tatto!
Alcune volte tale particolare comportamento, che può sembrare una forma di massima libertà non legata agli stereotipi, può influire sulla vita di relazione: quando, ad esempio, diventa una forma quasi ossessiva che, se non si presenta secondo alcuni canoni, può portare a non avere il desiderio. Per molti feticisti del piede, ad esempio, per provare piacere il piede deve essere bello, deve presentare alcune caratteristiche, ma questo li porta, però, a perdere “di vista” tutto il resto del corpo e a non considerare la partner nella sua interezza.
Credo che il termine feticismo possa spaventare, in quanto spesso lo si utilizza per indicare persone dalla vita sessuale disturbata. Eppure esso può non essere inteso solo come culto di oggetti materiali per raggiungere una propria eccitazione, ma come un modo di elaborare ed accettare una perdita. In questo modo, la “figura materna”, diventa un feticcio al cui cospetto vengono immolate molte emozioni affettive.
Spesso, inconsciamente, non si fa altro che creare un trait d’union, un collegamento, tra passato e presente, tra desiderio e soddisfacimento, tra fantasia e realtà, in modo tale da costruire un gioco psicologico che renda la vita meno noiosa, triste, inerte, che faccia accettare la perdita di qualcosa che ha lasciato un segno profondo nella propria esistenza.