Cos’è la depressione?
La depressione, è una patologia, un disturbo dell’umore, caratterizzata da un insieme di sintomi, che alterano il funzionamento vitale della persona che ne soffre, compromettendo anche la sua vita sociale.
La depressione è quello stato d’animo caratterizzato da tristezza, accompagnato da insoddisfazione e pessimismo, presente anche in situazioni normali e non specificatamente patologiche. In ambito clinico invece la depressione, è considerata un sintomo, e può essere presente anche all’interno delle più svariate malattie non solo psichiatriche, ma anche internistiche ( es nel diabete, patologie endocrine ecc…).
Secondo il DSM – IV, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, la depressione può presentare tutti o alcuni dei seguenti sintomi:
- perdita di interessi
- cambiamenti nell’appetito (aumento o diminuzione)
- perdita di energia
- disturbi del sonno
- senso di agitazione o rallentamento
- sentimenti di auto svalutazione o di colpa
- difficoltà a pensare
- problemi di memoria
- nei casi più gravi anche tendenze suicide
La depressione, può presentarsi sotto forma di singoli episodi (EPISODIO DEPRESSIVO), oppure avere una tendenza ciclica e con una durata del periodo depressivo anche piuttosto lunga (DISTURBO DEPRESSIVO). E’ accertato che tra le cause ci sono fattori biologici, psichici, ambientali e genetici. La depressione, è quindi scatenata, non da un singolo, ma da una moltitudine di fattori, collegati fra loro.
Spesso l’individuo con umore depresso si descrive triste, senza speranza, scoraggiato o “giù di corda“. In alcuni casi la tristezza può essere inizialmente negata, ma in seguito si può far emergere durante il colloquio (per es., sottolineando che l’individuo sembra in procinto di piangere).
Altri invece lamentano di sentirsi “spenti”, di non avere sentimenti, o di sentirsi ansiosi, la presenza dell’umore depresso può essere dedotta dalla mimica e dal comportamento. Alcuni enfatizzano lamentele somatiche (per es. dolori) piuttosto che riferire sentimenti di tristezza. Molti riferiscono o dimostrano un aumento dell’irritabilità (per es., rabbia persistente, una tendenza a rispondere agli eventi con scoppi di ira o a prendersela con gli altri, un esagerato senso di frustrazione di fronte a cose di poco conto. I familiari spesso notano il ritiro sociale o il rifiuto di occupazioni piacevoli, in alcuni si riducono significativamente i livelli precedenti di interesse o di desiderio sessuale.
Le forme di depressione più gravi sono trattate con farmaci, adeguati e utili al paziente per risolvere i sintomi più invalidanti.
In seguito è opportuno seguire un percorso di psicoterapia ad indirizzo cognitivo al fine di aiutare il paziente ad individuare il motivo che ha fatto insorgere la sintomatologia depressiva.
Quando la persona è in uno stato depressivo presenta una forma di pensiero esclusivamente negativa e pessimistica non solo su di sé ma anche riguardo al futuro, che percepisce senza vie di uscita; qualunque azione intrapresa viene vissuta come faticosa e inutile.
E’ importante in terapia rompere questo schema di pensiero e aiutare il paziente ad individuare possibili alternative alla situazione che sta vivendo, accogliendo contemporaneamente il suo disagio e la sua sofferenza, evitando inutili suggerimenti a “fare qualcosa” e a “darsi da fare”.
Spesso l’atteggiamento depressivo, è un modo normale della persona di affrontare la vita e le sfide che questa presenta, modo acquisito durante l’educazione impartita dai genitori, o da ripetuti fallimenti che creano la convinzione di non riuscire.
Aiutare la persona a modificare gli schemi mentali (convinzioni negative su di sè), e a identificare gli stati d’animo che inevitabilmente si provano, associati ai pensieri, potremmo allora far intravedere la luce in fondo al tunnel, quello stesso tunnel che la nostra mente ci fa costantemente percepire come buio e infinito quando ci sentiamo in uno stato di depressione.
La testimonianza
Prima di chiudere, riporto, qui di seguito, la testimonianza di una donna che ha provato sulla propria pelle la depressione.
Un sentito grazie per la condivisione.
Parlare della depressione, ancora oggi mi crea dei problemi.
Mai avrei pensato di poterla incrociare con il mio percorso di vita.
Ho 44 anni e due anni fa, sono letteralmente crollata nel baratro più oscuro e ho conosciuto aspetti del mio essere che mai avrei pensato di conoscere.
Sono sempre stata una donna attiva, intraprendente, decisa, carica di energia, nulla e nessuno poteva fermarmi, avevo una soluzione per tutto e tutti. A 18 anni mi sono sposata, a 22 ero mamma e mi sentivo, nonostante le difficoltà del quotidiano, con il mondo in una mano.Nonostante il quadro possa sembrare idilliaco, alcuni disturbi fisici mi mettono alla prova. I dolori legati all’Endometriosi e alla Cefalea a Grappolo non mi danno tregua, ma imperterrita mi curo e continuo la mia vita come sempre.
Nel 2008 tutto cambia.
Il lavoro inizia a procurarmi uno stress psico fisico non indifferente, il mio fisico sembra abbandonarmi, il mio umore cambia e non riesco a provare più interesse e piacere nelle attività che prima mi interessavano. Mi sento sempre più giù di morale, divento irritabile, la stanchezza e l’affaticamento portano i medici a diagnosticarmi una Sindrome Fibromialgica, ma nonostante tutto questo non mi fermo. Penso che si tratti solamente di un periodo negativo e che prima o poi sarebbe passato tutto.
Sottovalutare tutti questi segnali che il mio corpo mi stava inviando, è stato il mio errore più grande.
Con il passare degli anni sono entrata in una spirale senza ritorno, per cinque anni ho sofferto d’insonnia e quel poco che dormivo era costantemente disturbato da sogni che mi lasciavano un malessere interiore, la cefalea non mi dava tregua, compaiono disturbi digestivi e i dolori muscolari legati alla fibromialgia diventano insopportabili.All’inizio del 2013 mi sento sempre più demotivata, inutile, vivo costantemente con un nodo che mi stringe la gola, ho stati d’ansia che mi tolgono il respiro…..
Il 10 maggio 2013 sono letteralmente crollata nel pozzo della depressione.
Ho ricordi confusi di quel giorno, ma ricordo che l’unica cosa che volevo era chiudermi nella sicurezza del mio appartamento, in modo che la persecuzione di cui mi sentivo vittima restassero fuori dalla porta.Per tre mesi non ho messo il naso fuori di casa, vivevo a letto tra le lacrime e non mi riconoscevo più. Mi guardavo allo specchio e mi chiedevo chi fosse la persona che mi osservava. Non ero più io e non trovavo appigli per ritrovare la persona che ero.
Psichiatra e psicofarmaci ti rimettono in piedi, ma il cammino per uscire da una delle esperienze peggiori che si possano provare nella vita, non è semplice. Quando ci si sente senza speranza, senza poteri né risorse, completamente impotenti difronte alla vita e alle persone, quando ti mancano le energie per fare qualsiasi attività fisica e mentale, quando nulla ti dà più piacere, si guarda la propria vita come un fallimento e si vorrebbe solo farla finita.
Oggi, distanza di due anni, sono ancora in cura. Mi sto rialzando dalla peggiore caduta che la vita potesse riservarmi, mi sento una persona diversa, ma piano piano sta riemergendo la grinta e la determinazione di un tempo, anche se è una continua lotta interiore per non fare prevalere quel lato oscuro di me che mai avrei pensato di conoscere.
PS. Un gattino di un mese di nome Google è stato il miglior contributo alla mia salvezza dalla depressione. Con la sua energia e il suo bisogno di aiuto, mi ha costretta ad uscire dal letto e ridato buona parte di quella fiducia che avevo smarrito. Grazie Amicio Mio!